Massimo Faccini: Healing Art _storm

Segno e colore: la prima mostra di Massimo Faccini a Milano tra rimandi al mondo naturale e la leggerezza dei lavori su carta velina

Amy d Arte Spazio presenta le più recenti opere pittoriche di Massimo Faccini, nella mostra curata da Jacqueline Ceresoli, un’occasione unica per scoprire questo artista ecclettico.

L’esposizione è organizzata in collaborazione con Centodieci, il progetto di cultura e arte di Banca Mediolanum che dal 2014 promuove attivamente i valori che contraddistinguono la Banca attraverso eventi, mostre ed un corporate blog con più di 70 autori.

Inedite le opere presenti in mostra, tutte risalenti al 2020-2022, individuano i diversi momenti di un percorso artistico che si dispiega dagli anni Novanta ripercorrendo la fase creativa più matura dell’artista. Si tratta di tele di grande e medio formato che descrivono l’impulsività di un gesto concreto in una pittura nel senso più stretto del termine. Il colore è spalmato con l’irruenza di un flutto sulla superficie di lino o juta, mischiato a volte a residui di carte, e raggrumato, imprevedibile e difficilmente governabile. La dimensione rituale-liberatoria intrinseca all’operato di Faccini pensa il fare pittorico come una messa in discussione terapeutica; l’avvio del lavoro non è completamente guidato o controllato. La sua pittura, tra le possibilità della figurazione, si configura come un’esperienza mitica e psicologica che fa leva sulla fisicità del colore e sul forte impatto emozionale e sensoriale dell’esperienza estetica.

Questa densità determina una vera e propria rivoluzione che si realizza grazie all’immaginario dell’artista. Passo dopo passo, le tracce di figurativo virano verso l’informale che si fa a tratti astratto come nelle opere Dopo la pioggia (2021), Post Markus (2021), Senza titolo (2021) o Metamorfosi (2022).

La ricerca di Faccini non dimentica la lezione della Pittura Analitica per il rilievo conferito alle componenti materiali del linguaggio pittorico come la superficie materica, il colore, il segno, esaltati nella loro potenza espressiva autonoma, per poi dare vita a un linguaggio personale, in una narrazione inaspettata, poco fluida e mai controllata.

Il cuore della mostra è costituito dai lavori dell’ultimo periodo, intimamente connessi e in grado di restituirci un Faccini inedito con l’esplosione di un colorismo esuberante, segnato da una pregnante volontà di rinascita e gioia espressiva unite dalla sensibilità tattile dei lavori su carta velina dove affiorano segni primordiali dalle forti significanze oniriche. E così la carta giapponese utilizzata dall’artista esalta la sua fragilità e leggerezza, ma resiste nel tempo, il vuoto dato dalla rarefazione dell’immagine e dal segno sempre più strutturato e dinamico contrasta con la saturazione dei colori sulle opere su tela come in Quasi autunno… quasi sera (2021), creando negli ampi spazi della galleria architetture e crogiuoli di forme, luci e colori.

Anna d’Ambrosio

Comunicazione a cura di
Vittorio Schieroni Press e Comunicazione

Credit to: juliet-artmagazine

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