Pittore per vocazione prestato alla chirurgia, Massimo Faccini con le opere ‘Restituzione dell’implacabile passare del tempo’ e ‘Proverbio delle ceneri’, dipinti inediti rigorosamente a olio, sorvola la figurazione e passa all’astrazione intimista lirica e poetica, come libera espressione di qualcosa che sentiamo tutti: il disagio di accettare il tempo che passa.
Faccini dipinge caricando la potenzialità pittorica nel gesto, come affermazione di esistenza e resistenza al tempo che passa, non per seguire qualche idea formale precisa, bensì per sfidare i limiti della tela bianca, per vedere fino a che punto può spingersi oltre ciò che immagina e sente.
Erede della cosiddetta New York School, il pittore rielabora in modo personale i codici dell’Espressionismo Astratto, come dimostra in queste nuove opere da leggersi in forma di ‘diario emotivo-visivo’, risolte in paesaggi intimisti dai colori audaci e in contrapposizioni formali dalle ampie pennellate profuse sulla tela, intrecciate in gamme di toni sfumati, quasi acquarellati. E qui Faccini ‘delira’ in una gestualità liberatoria, spontanea e controllata, dipingendo (apparentemente) nella totale assenza di premeditazione ma, in verità, spinto da un impulso costruttivo molto evidente nella composizione dei suoi ‘paesaggi’ emozionali, dove sconfina oltre lo spazio pittorico immobilizzando sulla tela sensazioni e riflessioni sul tempo che passa inesorabilmente e dove tutto, prima o poi, diventerà cenere.
Balzano all’occhio le sue campiture pastose di colori accesi (arancione, giallo, blu oltremare, viola, virate di rosso) smorzati da toni più tenui come il verde acqua e le diafane tonalità azzurrate, tutto in un travolgente moto vorticoso. Sono dipinti che sembrano funzionare da qualsiasi angolazione, anche sottosopra. Vigorose linee nere e grigie, filamenti cromatici, macchie biancastre: elementi che non lasciano spazi vuoti, perché nella sua tecnica gestuale e dinamica, il ‘non tempo’ è dato da pennellate nervose e sublimato dall’ uso intenso del colore.
Dipinti in cui tutto è velocità e affermazione di stasi, in equilibrio precario sul crinale dell’armonia, nel caos della sua concezione frammentata dello spazio pittorico.
di Jacqueline Ceresoli